Destinazioni

Sacra di San Michele: mille anni di storia e di fascino Il monumento simbolo del Piemonte

Voluta da un nobile alsaziano, per secoli luogo di sosta e di ristoro per i pellegrini che attraversavano la via francigena, oggi continua a guardare, rassicurante e minacciosa al tempo stesso, chi imbocca la Val di Susa

Ti guarda, minacciosa e rassicurante al tempo stesso, ogni volta che si imbocca la strada della Val di Susa. Lassù, sulla vetta del monte Pirchiriano, nel comune di Sant’Ambrogio di Susa, ecco svettare la Sacra di San Michele, monumento religioso ricco di storia e di significato, mèta ogni anno di migliaia di pellegrini e semplici turisti. Esempio straordinario di architettura religiosa, la Sacra di San Michele, con la legge regionale n. 64 del 21/12/1994 è stata riconosciuta come monumento simbolo della Regione Piemonte.

“La Regione riconosce la Sacra di San Michele quale monumento simbolo del Piemonte, per la sua storia secolare, per la testimonianza di spiritualità, di ardimento, di arte, di cultura e l’ammirevole sintesi delle più peculiari caratteristiche che può offrire del Piemonte, nonché per la sua eccezionale collocazione e visibilità”

Il Politecnico di Torino e il Comune di Sant’Ambrogio di Susa l’hanno inserita tra gli otto monumenti selezionati per rappresentare il fenomeno artistico, culturale e architettonico degli insediamenti benedettini dell’Italia medievale.

Cenni storici

Copia di sacra 1

La linea Sacra di San Michele: dal santuario di Skellig Michael in Irlanda al Monte Carmelo in Alta Galilea

San Michele, nella tradizione cattolica, è venerato come difensore dei credenti e guerriero contro i nemici della Chiesa. La Sacra venne fondata tra il 983 e il 987: il culto di San Michele era arrivato in Val di Susa da qualche anno mentre già nel V secolo era sorto sul promontorio del Gargano il più importante santuario micaelico.

Edificata grazie al conte Ugo di Montboissier, nobile alsaziano che si era rivolto al Papa per chiedere indulgenza per i suoi trascorsi burrascosi, indulgenza che il Papa concesse, a patto di erigere un’abbazia, per moltissimi anni la Sacra venne gestita dai monaci benedettini, che la trasformarono in un vero e proprio centro culturale per i pellegrini che attraversavano la via francigena.

Tra il 1600, quando si chiuse l’esperienza benedettina e il 1836, quando re Carlo Alberto decise di affidare ai padri rosminiani l’amministrazione della Sacra, l’abbazia vive anni di incuria e di totale abbandono.

Oggi, la Sacra di San Michele, anche grazie ai profondi lavori di ristrutturazione e di restauro che le hanno regalato nuova vita, resta non solo un monumento simbolo di tutto il Piemonte e un’ambita meta turistica, ma anche un importante centro di aggregazione culturale, grazie alle moltissime iniziative portate avanti grazie all’Associazione Volontari Sacra di San Michele.

Una sana passeggiata

La mulattiera che da Sant’Ambrogio sale alla Sacra di San Michele

Sono tre i sentieri che consentono di raggiungere, a piedi, la Sacra.

Due, i principali, si sviluppano dall’abitato di Chiusa San Michele e dall’abitato di Sant’Ambrogio di Susa: in entrambi i casi, il dislivello è di circa 600 metri. La partenza è dalle mulattiere che hanno la loro origine nelle rispettive case parrocchiale dei due centri abitati.

Ma c’è anche una terza via alla Sacra: è il cosiddetto sentiero dei Principi, la cui partenza è alla borgata Mortera di Avigliana e che arriva alla vetta passando dalla cima di Punta dell’Ancoccia, da dove si gode di un bellissimo panorama su tutta la bassa valle.

In alternativa, esiste una navetta che ad orari prestabiliti porta i visitatori dalla stazione FS di Avigliana fino alla Sacra. Ma c’è anche la possibilità di un’escursione in pullman da Torino nella giornata di domenica.

Il nome della rosa

“Come ci inerpicavamo per il sentiero scosceso che si snodava intorno al monte, vidi l’abbazia”.

Una scena del film “Il nome della rosa”, con Sean Connery

Così parla il novizio Adso da Melk ne “Il nome della rosa” di Umberto Eco. Un luogo che, in effetti, esiste solo nella straordinaria immaginazione dello scrittore alessandrino.

E’ in dubbio, tuttavia, che Eco si sia ispirato, come luogo religioso di riferimento, proprio alla Sacra di San Michele. Lo testimonia anche uno scambio epistolare con il rettore dell’Abbazia, nel quale Eco rivela anche di aver inizialmente pensato proprio alla Sacra per girare le scene del film tratto dal suo libro. Ma di aver poi convenuto, assieme al regista Jean Jacques Annaud, di utilizzare una collina nei pressi di Roma e il monastero di Kloster Ebrbacj, presso Francoforte, in Germania.


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