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Torino e il Jazz: un secolo d'amore Torino è stata la prima città italiana a lasciarsi conquistare dal jazz. Dal concerto di Armstrong al Torino Jazz Festival: una storia straordinaria.

Sebbene osteggiato dal fascismo, il jazz divenne un genere musicale amato da migliaia di persone. Torino fu la prima capitale del nuovo linguaggio, che oggi ha un evento imperdibile nel Torino Jazz Festival, dal 22 aprile al 1° maggio 2016.

Torino, gennaio 1935. Folla ovunque, auto in coda, addirittura gerarchi in divisa si affannano davanti all’ingresso del Teatro Chiarella, a due passi da Porta Nuova. Normale per uno spettacolo, no? Mica tanto se si tratta di un concerto jazz e se sul palcoscenico sta per salire un artista nero con la sua band interamente composta da neri. L’Italia fascista non ha mai amato i ritmi che provenivano da oltreoceano e ha provato a osteggiarli in ogni modo. Ma la potenza di quei suoni ha saputo imporsi ugualmente e Torino, in questo senso, è stata pioniera, al punto da ospitare – in quelle fredde sere – addirittura due tappe del tour europeo di Louis Armstrong.

Louis Armstrong - Amsterdam, 29 ottobre 1955

Louis Armstrong – Amsterdam, 29 ottobre 1955

L’accoglienza straordinaria stupì lo stesso musicista, che, pochi giorni più tardi, dal transatlantico Champlain con cui tornava a casa, scrisse una lettera all’amico Alfredo Antonino, il più importante collezionista di dischi jazz di quell’epoca e fondamentale per l’arrivo di Armstrong: «E ti dico che Torino è stato l’ultimo posto in cui ho suonato la tromba in Europa, e anche quello in cui ho avuto il maggior successo. Amico mio, credimi, il solo pensiero mi riempie di felicità, e devo ringraziarti ancora per averlo reso possibile (…) Salutami tutti i jazzofili torinesi. La mia diletta moglie Alpha manda i suoi saluti a te e a tutti i fans: è al settimo cielo per il mio successo nella “buona vecchia Torino”. Arrivederci, Gate. Tuo, con swing, Louis Satchmo Armstrong».

« Salutami tutti i jazzofili torinesi. La mia diletta moglie Alpha manda i suoi saluti a te e a tutti i fans: è al settimo cielo per il mio successo nella “buona vecchia Torino”. Arrivederci, Gate.

Tuo, con swing, Louis Satchmo Armstrong »

Torino e il Jazz
La nascita degli Hot Club a Torino

In quel periodo, gli appassionati di jazz si ritrovavano al Caffè Crimea, dove Antonino proponeva “audizioni commentate” dei dischi della sua ricchissima collezione composta da oltre trecento 78 giri. Fu lui a fondare il primo jazz club italiano, in una città talmente eccitata da quei suoni da coinvolgere intellettuali come Mario Soldati, Massimo Mila (autore di un saggio pubblicato sulla rivista Pan che rappresenta il più antico approccio colto allo studio di questa musica) e Cesare Pavese. Si chiamavano Hot Club, e l’Hot Club torinese venne fondato nel 1933, appena un anno dopo l’inaugurazione di quello parigino voluto da Hugues Panassié e Charles Delaunay. Addirittura, lo United Hot Clubs of America nascerà nel 1935.

Dizzy Gillespie

Torino e il Jazz
Il jazz dopo la Liberazione

Quando Armstrong tornò da queste parti, nel 1949 e nel 1952, la passione non si era spenta, anzi era esplosa definitivamente con la fine del fascismo, dei suoi veti e delle sue ridicolaggini (Armstrong venne ribattezzato Fortebraccio, Benny Goodman diventò Beniamino Buonuomo…). Dopo la Liberazione gli appassionati si ritrovarono attorno a Silvio Vernoni, che aveva partecipato alla Resistenza tra gli azionisti ed ebbe così l’occasione di conoscere Mila. Fu lui a riaprire l’Hot Club torinese e a organizzare, per celebrare la fine della guerra, un concerto jazz all’Hotel Majestic. In città vennero a suonare, negli anni, tutti i più celebri musicisti, da Dizzy Gillespie a Chet Baker (memorabile il concerto del 1959, accompagnato da Romano Mussolini, figlio del Duce, e Franco Cerri).

Torino Jazz Festival Locandina

Torino e il Jazz
Il Torino Jazz Festival

Per questo, non stupisce il successo riscosso dal Torino Jazz Festival, la cui quinta edizione è in programma dal 22 aprile al 1° maggio. Nel 2012 l’assessore alla Cultura, Maurizio Braccialarghe, volle fortemente rinverdire la tradizione del jazz sotto la Mole, fino a qualche anno prima coltivata da Sergio Ramella, promoter e figura eccezionale che per decenni ha organizzato rassegne importanti, portando in città musicisti del calibro di Miles Davis, Sonny Rollins, Al Jarreau e Manhattan Transfer. Il successo è stato immediato, a dispetto delle perplessità di alcuni. Non a caso, la durata del festival è raddoppiata, così come sono aumentati per qualità e quantità gli appuntamenti (moltissimi gratuiti) che riempiranno di suoni le strade e le piazze di Torino.

L’edizione 2016 racconterà il rapporto tra il jazz e le altre arti, dal teatro al cinema, dalla letteratura alla fotografia e alla danza. E proprio in questo filone si inserisce la sonorizzazione live di «Birdman», il film diretto da Alejandro Inarritu con la colonna sonora scritta e interpretata da Antonio Sanchez. Sul palco principale si esibiranno Fabrizio Bosso con un omaggio a Duke Ellington e Roy Paci con l’Orchestra del fuoco e la voce di Hindi Zahra.

Il 25 aprile sarà dedicato al Jazz della Liberazione, con la prima di «Pulse!», un progetto di Max Casacci, Emanuele Cisi e Daniele Mana al quale hanno aderito Flavio Boltro, Enrico Rava, Enzo Zirilli, Gianluca Petrella, Furio Di Castri, Petra Magoni e Ferruccio Spinetta, Ensi.

La grande festa di chiusura sarà sotto il segno dell’acid jazz degli Incognito.

Incognito

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