La leggenda del “piccolo Caporale”, iniziata con la prima campagna d’Italia del 1796, dopo Marengo (14 giugno 1800) raggiunse le vette del mito, lanciando il trentenne corso verso il trono imperiale. La battaglia di Marengo impressionò i contemporanei e continuò ad esercitare grande fascino su generazioni e generazioni di europei: un capolavoro di tattica e fortuna, una battaglia prima persa e poi vinta; in poche parole uno dei pilastri con cui il futuro imperatore costruì la sua fama. Napoleone fu sempre consapevole dell’importanza della vittoria a Marengo: nel momento della morte – a Sant’Elena, il 5 maggio 1821 – l’imperatore venne avvolto con il mantello azzurro che portò quel 14 giugno 1800, mentre nel delirio dell’agonia ripeteva gli ordini di quella battaglia.
A distanza di più di duecento anni sono ancora molte le testimonianze e i reperti conservati a Spinetta Marengo, luogo della battaglia, mentre il nome di Marengo è stato celebrato sotto varie forme. Innanzitutto attraverso il denaro: il primo Marengo d’oro fu coniato nel 1801 proprio per celebrare la battaglia; divenne in seguito il nome comune della moneta aurea da venti franchi (o da venti lire) in molti paesi europei (tra cui l’Italia). Ma non solo: si racconta che il pollo alla Marengo fu ideato proprio per Bonaparte la sera della vittoria.
“Nel pomeriggio il Generale Desaix, accorso a Marengo con le sue truppe fresche, diede nuova forza all’esercito francese che contrattaccò e vinse la battaglia”
La Battaglia
Mentre l’esercito francese combatteva gli altri stati sui fronti europei, Napoleone, nel novembre 1799, era riuscito a farsi proclamare Primo console (una delle tre più alte cariche della nazione) con un colpo di stato. Il suo primo impegno militare fu quello di scendere in Nord Italia a risollevare una guerra compromessa (gli austriaci, infatti, erano ormai padroni della pianura padana) e dopo aver attraversato le Alpi al Gran San Bernardo, Napoleone tagliò prima verso Milano, per poi puntare su Alessandria, dove si concentrava il grosso dell’esercito austriaco impegnato ad assediare Genova. Il primo scontro si ebbe il 9 giugno con la battaglia di Montebello (AL), dove i francesi misero in fuga gli avversari, che si asserragliarono ad Alessandria. Ma gli austriaci, puntando sull’effetto sorpresa, diedero nuovamente battaglia il 14 giugno attaccando i francesi a Spinetta Marengo. Travolti dall’impeto degli avversari i francesi retrocedettero, facendo pensare che la battaglia si sarebbe presto tramutata in una disfatta militare e politica per Napoleone. Ma nel primo pomeriggio il Generale Desaix, accorso a Marengo con le sue truppe fresche, diede nuova forza all’esercito francese che contrattaccò e, sorprendentemente, vinse la battaglia. L’eroe della giornata, Desaix, fu però trovato a sera tra i morti che ricoprivano la piana. Napoleone ricordò il suo eroe dandogli sepoltura sul Gran San Bernardo e commissionando una piramide celebrativa da costruire sul luogo della battaglia.
Spinetta Marengo
La memoria della battaglia ha segnato queste terre dell’alessandrino, che ancora oggi ricordano i luoghi in cui i protagonisti combatterono. A Torre Garofoli, in strada comunale Cerca, è possibile ancora oggi vedere il palazzo che fu il quartier generale di Napoleone durante la battaglia. A Spinetta Marengo, centro dello scontro, si conserva invece il platano che Napoleone volle far piantare in memoria dei caduti (furono 7000 tra morti, feriti e dispersi nel campo francese, 6000 tra gli austriaci). Con la sua mole di 40 metri di altezza per 8 di circonferenza (alla base) l’albero è uno dei più grandiosi d’Italia e oggi si affaccia sulla strada regionale 10, subito dopo il cartello di fine centro abitato di Alessandria (in direzione Spinetta Marengo)
Il Marengo Museum
Lo stesso Napoleone fu tra i primi a voler promuovere la memoria della battaglia di Marengo, ma la piramide da lui voluta non fu mai terminata e il progetto si arrestò con la caduta del suo impero. A metà Ottocento Giovanni Antonio Delavo volle costruire a Spienetta Marengo un palazzo che ricordasse e celebrasse la battaglia: in quello stesso palazzo, nel 2009, fu inaugurato il Marengo Museum, che conserva oggetti e ricordi dell’epoca in uno spazio museale arricchito con importanti elementi multimediali. La biglietteria del Museum si trova in una piramide antistante al palazzo, costruita nel 2009 a memoria di quella, solo progettata, che lo stesso Napoleone pensò per i suoi caduti. Un omaggio ai tempi passati per portarne testimonianza in quelli futuri.
Cosa vedere:
- Marengo Museum: l’edificio ottocentesco in cui è ospitato il museo sorse inglobando le aree della taverna in cui Napoleone passò la serata della vittoria e dove venne servito in tavola per la prima volta il pollo alla Marengo. Il percorso museale è molto avvincente, anche grazie ai supporti multimediali.
- Il campo di battaglia: Nonostante si trovi a ridosso di Alessandria, Spinetta Marengo è riuscita a mantenere intatto molto del suo patrimonio paesaggistico. Per i più interessati alla storia consigliamo di passeggiare nei prati circostanti l’abitato, sul terreno dove per anni i contadini hanno estratto resti e cimeli della battaglia.
- Colonna della memoria: di fronte al museo si trova una colonna su cui posa l’aquila imperiale napoleonica. Questo monumento venne eretto nel 1801 da parte dell’amministrazione di Alessandria e successivamente rimosso dagli austriaci alla caduta di Napoleone. Ritrovato da D’Annunzio a Fiume, fu nuovamente ricollocato a Spinetta Marengo.
- Torre di Teodolinda: torre medievale, parte di un complesso di torri di avvistamento costruite nel Dodicesimo secolo per il controllo della zona, fu una quinta scenica perfetta per la battaglia.
- Quartier generale: in un rustico abitato di Torre Garofoli il futuro imperatore impiantò la propria sala di comando. Ancora ben conservato, si può immaginare ancora oggi l’andirivieni dalle porte di accesso in quelle piovose giornate del giungo 1800.