Là dove Torino incontra le province di Asti e Cuneo si trova Pralormo. Un piccolo comune, di neppure 2.000 abitanti, appoggiato sulle colline che definiscono il panorama del Piemonte meridionale. Ma un paese che attira migliaia di persone ad aprile, per ammirare lo spettacolo dei tulipani in fiore, e dove vale la pena fare un salto anche durante la bella stagione.
I fiori, dunque. Sono quelli Messer Tulipano, giunto alla diciottesima edizione che si conclude il 1° maggio. E’ uno spettacolo unico, fatto di 75.000 tra tulipani e narcisi, ospitati nelle aiuole del parco nel castello di Pralormo. Non si deve pensare che il tulipano sia una prerogativa olandese. Questo fiore è sempre stato amato a Casa Savoia, ma non solo, facendo parte del panorama dei giardini delle residenze nobiliari. Messer Tulipano è l’occasione per ammirarlo in tutto il suo splendore, venendo a conoscenza anche di varietà insolite. Il 2017, per esempio, è l’anno del tulipano rosa antico. Ma poi ci sono i tulipani fior di giglio, i frills con le punte sfrangiate, fino ad arrivare al singolare tulipano nero. Un’esplosione di colori che rende l’evento unico, se non in Italia, almeno in Piemonte. Anche perché i giorni di Messer Tulipano sono fatti pure d’altro. Ci sono i bonsai monumentali, una definizione che può apparire un controsenso ma che esplicita bene il senso di quest’arte che trasforma alberi imponenti come olmi e aceri in piante da tenere in un vaso. E non si devono dimenticare le orchidee Vanda, ospitate nell’antica serra francese, l’esposizione di singolari biciclette realizzate con il bambù, la riproduzione dell’Albero della Vita (simbolo di Expo 2015 a Milano), cui si aggiungono eventi ed iniziative dedicate ai più piccoli.
A fare da scenografia c’è il parco, disegnato da Xavier Kurten, uno dei più bravi architetti del paesaggio, attivo a cavallo tra Diciottesimo e Diciannovesimo secolo. Il prussiano arriva in Italia nel 1816, chiamato da Casa Savoia. Per la casa regnante cura i giardini delle diverse tenute così amate dai sovrani, muovendosi tra il castello di Govone e quello di Agliè, tra il castello di Racconigi e quello di Pollenzo. Nel 1832 il nuovo re Carlo Alberto lo nomina direttore del parco reale di Racconigi, in città Kurten si occupa anche dei giardini reali. La sua bravura lo porta a lavorare presso i nobili, tra questi – ovviamente – Camillo Benso conte di Cavour, che gli chiede di curare il parco del castello di Santena. La mano dell’architetto si vede anche a Pralormo. Kurten è specializzato nel “giardino romantico all’inglese”, in cui i nuovi interventi devono inserirsi armonicamente in ciò che già ha creato la natura. L’architetto prussiano ama alberi di alto fusto, introduce specie allora sconosciute, ama disegnare collinette e ampi prati, gioca molto con gli effetti regalati dall’ingegneria idraulica, disegnando scenografie mozzafiato.
Un parco meraviglioso cui fa da sfondo il castello, che possiede caratteristiche difficilmente riscontrabili altrove. Innanzitutto l’edificio di Pralormo vive una vita propria, in quanto è tuttora abitato. E’ oggi la residenza del conte Filippo Beraudo di Pralormo e di sua moglie Consolata, che vivono tra le mura di un’opera nata nel XIII secolo. La funzione primigenia del castello è difensiva: una fortezza, quindi, a piazza quadrata, a presidio del territorio. Una storia che comincia con i Signori di Anterisio, passando nel 1300 ai Roero di Pralormo che nel 1680 cedono l’edificio a Giacomo Beraudo di Pralormo, i cui eredi lavorano all’abbellimento del castello fino ai giorni nostri, trasformandolo in dimora di rappresentanza, con la demolizione del ponte levatoio e del fossato, ultimi simboli della sua funzione difensiva. Il castello è aperto al pubblico dal 1° aprile al 26 novembre e ai visitatori offre la possibilità di visitare quattordici ambienti che raccontano quale fosse la vita quotidiana tra saloni aulici, studio del ministro e salotto della musica (con la possibilità di scoprire come si organizzava un banchetto di ricevimento). E si rimane a bocca aperta quando, entrando in una delle torri, si scopre un meraviglioso plastico di fine Ottocento con trenini d’epoca che corrono tra scali, stazioni e paesaggi realizzati con amorevole cura.
Pralormo è, infine, un passaggio che conduce al Roero. Parliamo del territorio alla sinistra del fiume Tanaro, composto da ventiquattro comuni, fratello “minore” delle Langhe, che ha Bra come capitale storica. Una zona rimasta troppo a lungo in ombra. E colpevolmente. Perché il Roero significa colline affascinanti, borghi da scoprire (come Priocca e Sommariva del Bosco), grandi ristoranti, eccellenti materie prime (tartufi, per esempio) e vini che si stanno ritagliando spazi importanti tra gli storici – e a volte ingombranti – Barolo e Barbaresco. Qui c’è un bianco riscoperto in tempi recentissimi come il Roero Arneis, in grado di reggere il passo dei celebrati friulani e veneti, oppure come il rosso Roero.