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Cinque motivi per andare ad Alessandria Una città apparentemente tranquilla, Eco diceva che non accadeva nulla di nuovo tra Tanaro e Bormida. Ma alcune caratteristiche la rendono speciale

Il ponte dell'archistar Richard Meier è il nuovo simbolo di Alessandria: conduce alla Cittadella, esempio unico al mondo di architettura militare. Il cappello e Borsalino, ovvero un museo singolare. Il pollo alla Marengo, nato per Napoleone, e il Capodanno alessandrino che si celebra il… 31 agosto

Umberto Eco è stato uno dei figli più illustri di Alessandria. Pur avendola salutata presto per dedicarsi alla carriera universitaria, aveva conservato un profondo legame con la città, apparentemente fatto di piccole cose ma fondamentali per chi alessandrino è: la memoria della bell’e calda (altrove la chiamano farinata o cecina) o Gelindo, la sacra rappresentazione natalizia in cui il semiologo appariva ogni tanto come pastore. Come ogni figlio che si rispetti, Eco aveva comunque anche fatto arrabbiare Alessandria, e gli alessandrini, con quel «nulla di nuovo tra Tanaro e Bormida» adoperato per definire il modo in cui trascorreva la vita nella città stretta tra i due fiumi. Una placida serenità intessuta da un velo di indolenza, come a sostenere che non ci fosse nulla che potesse fare notizia o costituire una deviazione da una linea prestabilita. Ma Alessandria è davvero così? Ecco cinque motivi per cui vale la pena conoscerla.

Il ponte Meier

A proposito di Tanaro. Nel 1994, tra il 5 e il 6 novembre, una disastrosa alluvione porta Alessandria al centro dell’emergenza nazionale. Undici i morti in una città sommersa dall’acqua e profondamente ferita. Tra le cause del disastro viene indicato, a torto o a ragione, il vecchio ponte della Cittadella, costruito nel 1891: la sua conformazione (basse arcate), unita a una poco attenta manutenzione del fiume, avrebbe fatto da tappo al fiume, agevolandolo nel superamento degli argini. Oggi il ponte non c’è più, abbattuto nel 2009.

Il ponte sul Tanaro progettato dall'architetto statunitense Richard Meier

Il ponte sul Tanaro progettato dall’architetto statunitense Richard Meier

Al suo posto è sorto quello progettato dall’archistar Richard Meier, alle prese per la prima volta con un’opera di questo tipo. Ci sono voluti vent’anni, tra incarico, progettazione ed esecuzione. Il ponte Meier attraversa il Tanaro per 180 metri con una candida campata unica – per le auto e per i pedoni -, dominata da un arco ben visibile da lontano e destinato a diventare il simbolo del Terzo Millennio per Alessandria. L’architetto statunitense ne è sicuro: «Valorizzerà la città guidandola verso il futuro»

La Cittadella

Il nuovo ponte è anche l’occasione per riscoprire un patrimonio unico come la Cittadella. Alessandria nasce nel XII secolo per contrastare i movimenti di Federico Barbarossa in Italia. Una vocazione militare mantenuta negli anni e di cui la Cittadella è esempio straordinario per progettazione e realizzazione. Ideata da Ignazio Bertola, l’architetto scelto da Casa Savoia per le opere belliche, viene terminata a metà XVIII secolo. Una pianta stellare immediatamente riconoscibile se vista dall’alto, la Cittadella diventa uno dei luoghi chiave nell’impianto difensivo del nascente regno. Entra negli obiettivi di chi porta la guerra da queste parti, qui viene issata nel 1821 la prima bandiera tricolore in occasione dei moti contro i sovrani assolutisti. Il ministero della Difesa come proprietario (fino al 2007) ha salvaguardato l’integrità di questa immensa opera, che si estende su sessanta ettari, ma che non ha ancora trovato una nuova destinazione d’uso. L’Unesco, che sta analizzando la domanda di inserimento nei luoghi da proteggere, definisce la Cittadella la più importante testimonianza di architettura militare esistente al mondo.

Museo del Cappello

Borsalino è il nome che indica il cappello in feltro per eccellenza, elemento insostituibile per l’uomo di classe. Lo hanno reso famoso politici, attori e artisti, fino ad arrivare all’omonimo film con la coppia Delon-Belmondo e persino a un papa: Giovanni XXIII. Ma Borsalino è il nome della famiglia che, a partire dal capostipite Giuseppe, ha creato l’industria del cappello a metà Ottocento ad Alessandria, dettando (con i 2.500 posti di lavoro) i tempi all’economia industriale cittadina.

Il Museo del Cappello Borsalino è stato inaugurato nel 2006

Il Museo del Cappello Borsalino è stato inaugurato nel 2006

Oggi i Borsalino non ci sono più, la fabbrica si è trasferita fuori città diversificando l’offerta, anche perché il cappello è meno popolare di un tempo. Ma la sua leggenda vive nel museo ad esso dedicato in quel che resta della fabbrica originaria, in via Cavour 84: oltre 2.000 modelli, per un museo unico in Italia.

Enogastronomia

Alessandria è città di pianura, offre una cucina saldamente ancorata al territorio. Povera ma unica, con specialità che non si trovano altrove. Come i rabaton, uno gnocco realizzato con ricotta e verdura (indicate le erbette di campo, ma vanno bene anche spinaci e/o coste), fatto prima cuocere in acqua bollente e poi gratinato al forno. Oppure come i salamini di vacca, più magri rispetto a un cotechino e gustosi anche semplicemente bolliti. La focaccia subisce l’influenza ligure ma non si trova altrove quella dolce, tipicamente alessandrina, mentre la torta per eccellenza è la cosiddetta polenta di Marengo preparata con uova, burro, zucchero, farina di grano e di mais, fecola e uva sultanina.

Il pollo alla Marengo è un piatto alessandrino inventato dal cuoco dell'esercito francese per Napoleone Bonaparte

Il pollo alla Marengo è un piatto alessandrino inventato dal cuoco dell’esercito francese per Napoleone Bonaparte

Marengo vuol dire anche pollo, ovvero quel piatto inventato dal cuoco dell’esercito francese per Napoleone Bonaparte alla vigilia della battaglia di Marengo del 14 giugno 1800. Lo realizzò con quanto trovato nei terreni della pianura e quindi pollo, gamberi di fiume, uova e funghi. Un piatto complicato, e per questo poco presente nelle carte dei ristoranti, ma che resta il simbolo della città.

Varie ed eventuali

Se amate l’arte contemporanea, obbligatorio un salto in piazza della Libertà. Sul palazzo delle poste si trova lo splendido e grande (è lungo 38 metri) mosaico realizzato da Gino Severini tra 1939 e 1941. Altre testimonianze dell’epoca sono quelle dell’architetto Ignazio Gardella, autore del Dispensario Antitubercolare e delle Case Borsalino mentre la dismissione del Distretto Militare ha permesso un lungo salto all’indietro, riscoprendo Palatium Vetus, ovvero l’arengario del XIII secolo, cuore pulsante della città medievale, sempre in piazza della Libertà. Tra le chiese merita una visita la romanica Santa Maria del Castello mentre il campanile della nuova Cattedrale (quella precedente, sempre di epoca medievale, venne rasa al suolo da Napoleone per creare la piazza d’armi) è il terzo più alto d’Italia. Infine, se passate il 31 agosto, verrete coinvolti nel Capodanno alessandrino, la manifestazione nata per salutare la fine della vacanze e riprendere l’attività lavorativa in maniera più serena.

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